Cosa vuol dire Vrenzola in napoletano?

Con il termine vrenzola si indica in dialetto napoletano una donna maleducata, dagli atteggiamenti bonariamente grezzi, kitsch al limite del volgare, ma che conserva comunque una sana saggezza essendo fortemente legata alle tradizioni familiari.

Cosa vuol dire Vrenzola?

Viene dal latino brandeum, pezzo di un drappo o di una tela stracciata. Generalmente viene utilizzato al femminile (vrenzola), ma esiste anche un maschile (vrinzolo) indica una persona sciatta e malvestita, una stracciona, e per estensione una donna volgare nei modi e nel parlare.

Che cosa significa Brendola?

Il nome deriva probabilmente dalle “brendole” (dal latino redeo, che significa “sorgere”, diventato rendula e poi brendula; oppure dal tedesco brent, anch'esso traducibile con “sorgere”, risorgive d'acqua caratteristiche del luogo.

Cosa vuol dire Cuozzo in napoletano?

Cosa sono il cuozzo e la vrenzola napoletani? - Quora. Il termine cuozzo oltre ad essere usato per indicare il pezzo di pane tanto che a volte si dice nu "cuzzutiell e pan"; indica anche il maschio della vrenzola.

Cosa significa Cuzzo?

Urto, colpo battuto con impeto contro un oggetto solido; scontro violento fra persone o cose: dare un c.

vrenzola contro i mi piace di facebook

Come si chiamano i coatti di Napoli?

Tamarro è un termine gergale della lingua italiana usato per indicare un individuo rozzo, zoticone, caratterizzato da schemi comportamentali orientati a esibizionismo e ostentazione di cattivo gusto o comunque non stimabile, il cui utilizzo assume spesso un'accezione ironico/sarcastica.

Come si dice la mia ragazza in napoletano?

Ve lo spieghiamo noi : “ragazza o bambina”oppure.

Perché si dice Zompapereta?

Questo termine viene usato come insulto nei confronti di una donna, spesso la madre del nostro interlocutore. Letteralmente si traduce con donna che salta la scorreggia. Ma ti dico subito che non è questo il messaggio che si vuole inviare. Lei lo faceva per passione.

Come si vestono i Cuozzi?

Il vestito dev'essere sgargiante, aderente e fluorescente. La camicia è orgogliosamente aperta sul davanti, talmente aperta che di solito i peli in petto tremano dal freddo. Ma è nella scelta del gioiello che il cuozzo grida con forza all'umanità la sua assoluta mancanza di buon gusto.

Cosa vuol dire Rattuso in napoletano?

É riferito agli uomini anziani che non si rassegnano all'avanzare dell'età e sono ossessionati dalle donnne. L'origine é incerta ma deriverebbe dal ratto perché come questo animale il rattuso scappa velocemente quando viene scoperto, ad esempio se palpa una donna su un autobus.

Cosa vuol dire carnale in napoletano?

“carnale [car-nà-le] agg. – 1 Relativo al desiderio e all'unione sessuale: violenza c. 2 Che ha un rapporto di consanguineità; di primo grado: fratelli c.” “passione deriva dal termine latino patior, che significa soffrire, provare, sopportare o patire.

Cosa non dire a un napoletano?

Quanto sei Vrenzola?

Per questo motivo lungamente la parola è stata utilizzata principalmente come offesa, intendendo come vrenzola una persona meschina e avara. Certamente l'espressione ha un riferimento alla povertà, essendo utilizzato in origine per indicare un oggetto di poco valore, un tessuto logoro appunto.

Come sono i ragazzi napoletani?

Il ragazzo napoletano è sicuramente riconoscibile dal suo look, è infatti molto curato e attento, è decisamente intraprendente a tratti sfrontato e sicuro di sé, è molto galante, l'uomo napoletano infatti orgoglioso, non permette alla sua donna di pagare per una cena o per qualsiasi altra spesa, è dunque molto generoso ...

Come vestirsi se si è bassi?

Sì ai capi attillati, scollature profonde e crop top, meglio evitare volume sulle spalle e sul seno. Per i capi da indossare esteriormente meglio se aderenti, corti e che non taglino i fianchi. Evita righe orizzontali.

Cosa vuol dire Pucchiacca?

1“Pucchiacca” è l'organo genitale femminile. La derivazione precisa non si conosce : Si pensa che venga dal greco Pyrkoilos, dove “Pyr” sta per fuoco e “Koilos” per faretra, fodero. O dal latino “Pucchia”, fonte dove sorge acqua.

Cosa vuol dire perzechella?

“Perzechella”, che in dialetto napoletano vuol dire piccola pesca, è un nomignolo con cui vengono chiamate le giovani donne che vantano una pelle liscia e colorita proprio come una pesca.

Cosa significa Pepitola?

PEPITOLA. continuo e fastidioso. Si riferisce alla “pipita” (lat.

Come si chiamano le donne a Napoli?

Spesso sovrapposto alla realtà transgenere o transessuale o all'ermafrodito, il femminiello rappresenta un'identità culturale e sociale molto peculiare e storicamente ancorata nel tessuto urbano napoletano.

Come si salutano i napoletani?

Ll'allevrenzïa (saluti)

statte buono/statte bunariello/ce verimmo / cià cià.

Che me ne frega a me in napoletano?

In origine solo in forma interrogativa ("Chi se ne frega?"), letteralmente corrisponde alla domanda: "A chi importa?" o "A chi vuoi che importi?", frase assunta però come domanda retorica (che prevede infatti che la risposta sia scontatamente "Nessuno!").

Perché si dice fare la ricotta?

Il ricottaro palermitano, non dissimile da quello napoletano, è un uomo che fa parte della malavita e l'espressione “ricottaro” che lo identifica, per quanto singolare, ha un significato molto simbolico poiché intende indicare quegli uomini che non vogliono lavorare e campano alle spalle delle prostitute ...

Come si dice Mergellina in napoletano?

Mergellina (Margellìna in napoletano) è una zona della città di Napoli, nel quartiere Chiaia, che si estende tra il Largo Sermoneta e la Torretta, lambendo Piedigrotta e la riviera di Chiaia.

Come si chiamava anticamente Napoli?

La sirena parthenope

L'origine della città di Napoli, maritima urbs, come la definì Tito Livio, è collegata al celebre mito della Sirena Parthenope. La storia di Napoli ha inizio sull'isolotto di Megaride dove sarebbe sorto, secondo la tradizione, il primo nucleo cittadino chiamato Parthenope.

Dove è nato il napoletano?

Gli inizi. Il napoletano sostituì il latino nei documenti ufficiali e nelle assemblee di corte a Napoli, dall'unificazione delle Due Sicilie per decreto di Alfonso I, nel 1442.